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domenica 30 settembre 2012

Recensione - Inverloch - Dusk / Subside

Penso sia giusto cimentarsi anche nel recensire un album musicale, in questo caso un EP, di un band emergente, che possiamo classificare come Death/Doom, gli Inverloch, però gente che già ha sudato, infatti due membri: Matthew Skarajev, bassista e Paul Mazziotta, batterista, entrambi ex membri dei Disembowelment che fecero un piccolo capolavoro, ovvero Trascendence into the peripheral.
I nostri si mettono a creare questo mini album composto da tre brani, che seppur non suddivisi in tre parti dal titolo, formano una suite unica, infatti ascoltarli tutti e tre in sequenza è l'ideale.
Il suono Doom è predominante nei brani, ma il lato Death è nascosto nell'oscurità delle atmosfere e pronto a sorprenderti o a spaventarti, perché ad essere sincero, questi cambi improvvisi danno un duro colpo alle nostre emozioni.
La parte strumentale è veramente ad altissimi livelli, caratterizzato da un potentissimo suono lento e sempre oscuro, un suono che rende unici questi brani e oso fare un paragone abbastanza assurdo, la più volte da me citata oscurità mi fa andare alla mente ad un videogioco, ovvero Amnesia (Pc) sembra quasi che questi brani siano dei pezzi mancanti della colonna sonora del gioco, un gioco che ovviamente rende tutto tenebroso grazie alle tenebre e piccoli elementi che fanno impazzire la mente.
La prima traccia, Whitin Frozen Beauty, un inizio in cui ti ritrovi in una desolata foresta, di notte magari un po' terrorizzato e all'improvviso vieni assalito da una tempesta, un perturbazione brutal/death potentissima sia agli strumenti che nella potentissima voce, il tutto che ti spazza via e ti ritrovi a pezzi come una casa di legno dopo un uragano, e degno di nota il solo finale, caratterizzato dalla velocità, una sequenza puramente death, dopodiché una fase ambient ci trascina al brano seguente, The Menin Road, un brano che se permettete lo reputo il migliore, anzi sbaglio è il mio preferito del'album, poi brani migliori non ce ne sono, credo sia tutti e tre allo stesso livello.
Senza soffermarsi troppo in stupide seghe mentali, il brano è prettamente più lento rispetto al primo, ma è una lentezza che ti riempie il cuore fino a fartelo esplodere, grazie ad un suono potentissimo che questo contraddistingue la band ed in pochi ci riescono.
L'ultimo brano è pervaso da un forte ritmo alternato di fasi doom e death, che tende un po' creare un effetto finale/fatale.


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